un uomo alla ricerca

I miei capelli lunghi ancora.
La memoria che danzava
nel vento della mente,
tempesta di emozioni,
feconda di idee,
danzava scomposta.
Ogni tanto frammenti
feriscono,
ma scivolano via
sempre più morbidamente
Mentre i lati del carattere
che avrò limati,
non me ne rendo bene conto,
nemmeno se la testa non è offuscata,
docilmente inebriata.

Ma non sono solo
un uomo alla ricerca
di sensazioni
e di me stesso.
Cerco anche gli altri,
come si fa in questi casi
E imparo a non vedere
me stesso,
negli altri.
Curiosamente,
più apprendo
a guardare gli altri,
più mi capita
di vedere me stesso,
o erano solo
quei famosi frammenti.

Anche in lui,
quando ritrovo me stesso,
sembrano solo frammenti
che non vorrei
Nemmeno limati,
nell'oblio di
mille giornate
trascorse.

Reminescenza

Non ho soldi,
ma darei sprazzi di considerazione,
a chi mi rivela qualcosa
Guizzi di ispirazione,
a chi non finge solo di ascoltarmi.
Ai protettori di consigli
che non siano gettati al vento.

Non ho tempo,
come te, come tutti,
abbiamo lo stesso quantitativo
e con più o meno consapevolezza
decidiamo di investirlo.
Come ci darei essenza,
oltre questo vortice...

Non ho verità,
nessuno le ha.
Continuo a sentire canzoni,
canzonare di qua e di là
Indispettire il vicinato
non è mai sport sorpassato,
ci reinventiamo giovani, sempre.

Non ho cuore..
non adesso, o non è mai stato
Mi guardo attorno
come se fossi spaesato,
e ci voglio credere ancora,
con ogni adito che addolora
In ognuno che non è rinato.

Le canzoni che colorano

Le canzoni del passato.
Ricercando emozioni
che abbiamo passato, assieme.
Qualche volta non puoi risentirle,
troppo doloroso.. Non è bene.
Affinare l'arte del rimembrare,
un occhio al domani è doveroso.
Affinare l'arte del vivere,
costanti, rigettando il velo pietoso.
Se siamo contenuti,
è di fronte ad altre persone..
ove possiamo spiegarci,
ma non sappiamo quietare
la voce interiore,
che vuole altrove.
Il gioco dell'amore
non si basa su notifiche,
se non tacite e
mai tanto prolifiche.
Imparando a leggerne
i segnali, scopriamo
il sentire sotterraneo
dell'altro umano,
ciò che forse ci colora
quando tutto appare
in bianco e nero
e vano.

L'ira

Come un bidone della spazzatura,
ti riverso tutto addosso.
Il mio camion della spazzatura,
riappare la notte e fa rumore.
Ma non ci riesce a pulire,
si accumula il luridume.

Io capisco che vuoi ignorare,
perché finisco poi per provocare.
Rivelare il mio sentimento, a te,
non è un'opzione.
Esso si accumula, di volta in volta,
e non accetta condizione.

tra quella spazzatura
mi dispiace
e non so come poterlo dire..
Per voler bene bisogna esporsi.
Io sì, imparo a farlo altrove,
ma non mi piace far soffrire.

Non voglio più partecipare
a tutte queste insulse gare,
A chi s'incazza, a chi urla di più,
non mi fa capire chi sei davvero tu.
Ma smettere sarà amaro..
Perché prevarrà il silenzio - il male minore?

Osservo finestre, serrande che restano chiuse.
Strade vuote, svuotate attendono il mattino.
Il mozzicone del mio tentativo, gettato al vento
Non si spegne, ma rimane solo, a stento
abbandonato sui bordi di una strada
muta.

reset?

ci sarà ora una comunicazione di servizio.Questo blog, dai suoi albori, ha subíto varie trasformazioni, da sfogo post-adolescenziale e riflessioni pippo-filosofiche, su qualche cosa (raramente) concreta, a sperimentazioni verbali, che sono culminati in una forma poesia più o meno mia, più o meno caratteristica, a interventi quotidiani per un bel, semestrale periodo a Madrid. Che ha subito un'ulteriore evoluzione con l'avvento dei disegni.

Quand'ero a Madrid, il motore iniziale che portò poi alla regolarità era la necessità di mantenere uno spazio espressivo in italiano: avevo infatti deciso di limitare molto la comunicazione in italiano, parlando in spagnolo il più possibile, aggiornando anche i miei stati di facebook in spagnolo. Mantenendo fede a questa mia intenzione, satollo di stimoli in una nuova, grandissima città da esplorare, ho cominciato a riempire sistematicamente il blog con questi sentimenti, solo lì con la mia lingua.

Ultimamente, la mia forma espressiva è tornata alla musica (mio primo e principale amore artistico), subendo, se vogliamo, dalla poesia un'ulteriore trasformazione. Il periodo immediatamente successivo al ritorno in terra natia ha visto nel mio modo di comporre musica e testi una brusca accelerazione, gravida anima già da alcune registrazioni a Madrid - i tempi erano maturi.
Si potrebbe così dire che il mio esprimere parole, concetti, sia passato a un nuovo stadio.

Abbandonare a questo punto il blog? Devo dire che guardo a questo spazio con una piccola malinconia, essendo collegato ad eventi e persone passate. Ho deciso quindi, per ora, di accantonarlo. Quello che ci rimane, la grande rivoluzione di Ottobre (2013), spartiacque, i saltimbanchi verbali e tutto il resto fino a quel 5 aprile 2009, in cui salutavo mandando giocosamente in pasto ai pescecani, con un hasta la vista incredibilmente lungimirante, visto quanto reputavo improbabile l'università ed un Erasmus in Spagna.

Eppure...

L'apocalisse

I deboli periranno,
i grandi prevarranno.
Passiamo la vita di anno in anno,
le mie poesie si pubblicheranno?
I disegni non vedranno la luce,
se non vi do quiete risparmiate.

Cosa credi che aspetti, quell'emozione per uscire?
Quando credi sarà tempo, per un'opera di finire?
Soffierà il vento e cadranno le piogge,
ogni giorno regolare avrà la sua dipartita
Eppure tu sarai il solo, indubbiamente,
a definire le pieghe collaboratrici nella tua vita.


La non-voglia si traduce in clamore

La non-voglia si traduce in clamore,
quando da bronze post-sbronza
rinasciamo dalle ceneri del nostro
letto,
Diamo alla nostra scintilla di magia
una portata infinita nella sua via
di creative diaspore tra un emisfero
e l'altro.
L'altro lato della medaglia
si traduce in incomprensione,
vaganti per corridoi appena
conosciuti.
Rumori dei loro accessi tattili
su touch-screen, li riempiranno,
dopo sveglie multi-suono che
rimandi.
Violando accessi di propria casuale memoria,
hai ripreso coscienza di blocchi che però
traspirano giri di parole,
dalle criptiche cripte io rilascio ibridi
di raziocinio ed animo bestiale,
animale l'istinto e il furore che non trova
né spazio, né una via giusta
Ed è preda di una corrida fantasma,
nella sua piazza vuota.

Canuto ingrato

Rivolti di risacche incatenate di immagini corporee,
non so più se me ne sto chiedendo il senso,
tornare all'ovile della composizione della persona,
propria come arpeggi amareggiati dal mare ingrigito,
come canuto ingrato che ti segue dalla rivoluzione
dei sensi inesplorati ancora nel taschino del cappotto,
tenuti al caldo che stai fresco non ti possono sopraffare.

La risplendente ricerca di Visione.

Da parola a parola,
lingua a lingua
Linguaggio comunicativo
a linguaggio espressivo.
Ricerco metodi di comunicazione,
modalità di esternazione
Mentre là fuori le notizie imperversano,
e badano poco all'interiorizzazione.
E' sera, c'è neve - abbiamo freddo.
I tg annunciano l'arrivo di un grande inverno
Spassionati casi di ambigui irrilevanti
potrebbero cambiare le sorti dell'audience.

La tv, l'accendo di rado.
Mentre c'è chi passa notizie,
su consunti social network,
di palinsesti televisivi.
Ottimo.
Mi devo sempre ricordare
di giudicare il meno possibile..

So che le mie gocce cadranno nel deserto,
ma forse, ora,
ed un giorno.. non puoi mai sapere.
Dunque, a prescindere:
gettare, far cadere.
Dalle maschere che già abbiamo sotterrato,
dalle paure e le vergogne macerate,
passeremo a sublimare
il nostro scheletro di esperienza,
a renderlo fiamma accesa
con la nostra viva scienza.
Dobbiamo cercare la nostra strada sempre,
identificarci con ciò che sentiamo
L'interesse delle persone è relativo,
segue scie caduche.
E' l'interesse proprio,
che è da rimanere vivo,
con le sue vaghe mimiche.

La scalata della persona

I giardini illuminati della ricerca dell'ispirazione,
musiche ed arti visive ad accompagnare la cavalcata
In netto contrasto con sale di disco e beceri reggaeton,
scapigliati deejay prossimi a pensioni da sensazione scavata.

Hanno visto mari, hanno visto monti
Non tutte le persone possono capire.
Vacanze pagate ed esotica compassione
Non diventa da solo un modo di progredire.

La scalata della persona, tra sfide ed impegno
Si fa impervia con piacere, a vederla senza sdegno.
Quello che mastico e deglustisco digerendomi sogni
di vario tamaño, a riprova del mio continuo guadagno.

Mi rivedo nello specchio dello spazio che rispecchia
il vero vacuo e chi sbeffeggia, non volteggia
come pazzi tra gli spazi della socialità
che ancora non riscopre l'espressione.

Il secolo che si accende, e un umano se si spegne



Antri casalinghi,
soporiferi e reiterati
spazi di routine quotidiana.

Tecnologie inaffidabili,
mail pregne di arido consiglio,
il veritiero è limitato.

LOGORO.

Logoro col mio pc che si spegne,
logoro col mio pc che si accende,
e con sentimenti di immobilità.

Invadono la mia mente
tra le follie di vibrazioni
di dispositivi elettronici
mortali pure ma morti.

Sto per essere inquietato
da questa ansia passeggera,
risvolto inquietante a cui
non bisogna dare attenzione.

Mentre il mondo viaggia, continuo
E noi ci stendiamo inermi sui nostri divani
In un profondo sospiro in cui non vogliamo,
stavolta, non pretendiamo ATTENZIONE.

Fatemi treno.


E' tempo della partenza.
Impacchettare le cose,
ritrovarsi sommersi di ricordi
incastrati.
Ho raccolto molte cose.
Immagino di dover rinunciare,
immagino di dover serbare
io, il ricordo.

Tornare al limbo del treno.
Quando si ferma,
in mezzo tra due stazioni
Non prosegui, e indietro non ci torni.
Il treno.
E' in viaggio ma,
se si ferma,
su quei binari ci rimane.
Rimane e prima o poi prosegue,
prima o poi ripartirà,
ma l'umano?
L'umano ha l'ansia che lo depreda,
vuole la velocità per arrivare a destinazione,
distrazione lo perpetua nel suo viaggio.
Ne starà godendo?
Chissà.
Dalle facce in cui ci navighi
Nelle facce talvolta affogo.
Ma mi arrogo, il diritto,
di non giudicare.

E' tempo della partenza.
Si sblocca la stasi,
lancette che scorrono
La storia,
ancora da scrivere.

Condensati

Condensati come aliti in giornate invernali,
guardiamo noi stessi attraverso i riflessi dell'altro.
Una storia io, una storia tu,
mentre i giorni si fanno sempre più caduchi.
Altre foglie cadute al vento,
dico, conscio del mio ritorno
imminente, ed intorno,
ancora conosco nuova gente.
Ho esplorato gli ambienti che ho incontrato,
più di uno è rimasto affascinato,
ma ancora tanti, niente,
ed ancora conosco nuova gente.
Risparmiandoci parole fragili,
ci accommiatiamo..
Riprendendoci con occhi docili,
ci perdoniamo?..

Ripensando con malinconia,
a un abbraccio insperato
Quando vuoi per ognuno la felicità
ma non sai che darti pena, per chi non l'avrà.

Il carpe diem rivisitato



Abbracciando monologhi storici,
distorcendo spiragli di vita
che possono fuorientrare nella nostre esistenze,
ci lasciamo ispirare.

Il tempo corre,
ed è solo riproduzione del nostro pensiero.
Abbiamo vite, tutti
Sogni, qualcuno
Volontà, diffusa nel tutto.

Se sperando possiamo essere ottimisti,
è solo creando che potremo essere realisti.
Abbiamo corpi, idee
Un intorno continuamente che sta cambiando
Solo evoluzionando noi stessi,
corriamo.

Perché altrimenti il mero tragitto alla fine
sarà una laconica passeggiata,
Perché altrimenti ci sveglieremo un giorno,
e "dov'è andata?",
ci chiederemo.
Soffriremo di giorno in giorno
una mancanza a cui rassegnarci,
Ripenseremo inutilmente alla volta,
in cui avremmo avuto i mezzi.

Il rimpianto.
La peggiore sensazione che un uomo possa provare,
il peggior modo di guardare indietro e contemplare
Non ti rassegnare, vivi.
Non ti compatire, esprimi.
Non guardare a qualcosa che non approvi senza essere critico,
abbandona nella critica i sentimenti di insoddisfazione.
Vivi, esplora.
Non pensare che non ci siano altri nella stessa situazione,
la paura, abbandona.

Caronte danza sul fiume del cambiamento



Autoproclamazione eccessiva.
Ho lasciato troppo silenzio qui,
procrastinando una pubblicazione,
voglio che d'ore in poi tra di noi
ci sia più comunicazione.

Ho sentito il tuo respiro sul mio petto.
Ho visto l'esagerazione degli spiragli del vento,
l'incomunicabilità di due vite a separazione,
Ho visto me, diretto, e te, regresso.

Ho da dire ogni giorni, forse ora non mi concentro
Ma devo dire che mi evolvo.
Rivolgo a te che, possibilmente, leggi
ed evolvi i tuoi penseri: cambia,

Siamo consci sempre dell'importanza,
eppure non ci lasciamo nella vaga danza
Non proseguiamo in rotte caballere,
non approfittiamo di rompere la creanza.

Ti ho visto, una volta
Ho sentito la tua voce,
coperta da un angolo
Esplorarlo, odora.

Rispecchia un angolo del cielo
che ti aveva tanto colpito,
dallo specchio inspira aria
di animi, vite, virtù.

Sarai più completo di un masso,
di una mole abbandonata
Perché te stesso, stavolta,
avrai imparato a curare.

Come sempre.

Ci sono notti che portano consiglio,
notti che portano pensiero, riflessione.
La notte è magica, si sa.

Questa notte mi sento fragile.
Del resto è una possibilità:
lasciarsi andare la notte alla propria fragilità.

Restare soli e non sapere bene cosa fare,
avere fittiziamente tempo e lasciarlo dilatare..
La notte è un campo in cui i pensieri scorrono.

Scorrono liberi dalle pressioni del giorno,
dall'agire e da tutti gli impegni che abbiamo intorno.
La notte può lasciarti solo con te stesso.

C'è un modo semplice per lasciarli andare:
è dormire. Ma certe notti non sai dove va a finire,
il sonno, e devi trovarti qualcosa da fare.

La scelta, anche qui, è vasta
ma non infinita. Scegliamo tra una catasta
di diversivi in una limitata vita.

Ci imponiamo strade da seguire,
che dimentichiamo, giorno dopo giorno,
tra le ovvietà o le persone che abbiamo intorno.

Perché non possiamo restare soli per sempre,
come la notte non può durare quanto bramiamo
Ed i ritmi scanditi dovremo lasciare susseguire.
Come sempre.

Requiem dello studente, notturno


La sua stanza illuminata a giorno,
nei paraggi fondi di caffè.
Se carta canta, lo schermo balla
del pc che è sua compagna.

Il tempo è relativo, per lo studente
scandito dagli esami, ma lui che sia qua o là
ne parlerà come sa, reticente,
con un'indole che mai supererà.

Perché se sia ligio o cazzeggiatore, lo studente,
è un dato di fatto, molto eloquente.
Sonno, festa e studio a vario beneficio
un triangolo del cui lato deve fare sacrificio.

C'è uno spauracchio, perenne.
Rimane sempre appoialato lì, indenne:
che da notturno, diventi requiem lo studente,
quando l'impressione è non aver concluso niente.

Le vie traviate



La via ha piaceri e le sue pecche.
Le chiese hanno piaceri e pecche.
Mi piace scorrere immergendomi nella via.
Mi piace osservare le chiese dall'esterno.

Una persona ed una cultura diversa.
Giudicare un posto senza esserci entrati.
Intossicare se stessi ma non sentirsi amati.
Una uscita che sia un'altra serata persa.

Perdendo di vista il proprio obiettivo,
una notte che tarda a divenire alba
Quando sarà schiarita, troppo tardi
Il tempo scorre.. Dipende.. Si calma.

Non ho conseguito a trovarla, la mia dimensione.
Ho cercato troppo, ho dimenticato la passione.
Facendo così sono uscito allo scoperto, inerte
Despierto al amanecer que siga a mi suerte.

Che cos'è la vendetta?



Non dovremmo mai prenderla sul personale.
Quindi, non prendiamocela con quegli scarafaggi
che infestano qualche pavimento,
ricordiamoci i nostri tatuaggi.

La vendetta è una nostra soddisfazione,
presa, o almeno sentita tale
Un qualcosa che risponde all'offesa
al sentimento oscuro che ci assale.

E' una rivincita premeditata,
il piatto consumato freddo,
freddo e con pazienza di aspettare
che il nostro gesto consegua conseguenza.


Se hai aspettato molto,
e hai seguitato a soffrire
Dovresti ricercare lo sfogo
e lasciarlo il dispiacere, a lenire.

Questo sarà il sogno che io regalo



Ciao, ti regalerò un sogno.
Ora mi dimenticherai...


Ti osserverò mentre ascolti di nuovo quella canzone.
Sei solo un'immagine nella mia mente.
Io suono.
Spegni i computer,
dimentica la fine dell'anno.
Che bello fare colazione insieme?
E capirci in tante lingue
con una persone non ne basta una.

Una volta esploravo di più concetti,
forse.
Adesso vi sto fissando nel vuoto,
ancora.
Che vanità ha scopo nella propria
inadempienza?

Sei stato ancora criptico, Sam.
Sei stato ancora critico,          .
Sei stato ancora folle,             .
Sei stato ancora                      
.

Avrei cercato, forse, un vacuo

Come se fossero sintonizzati su diverse frequenze,
diverse cerchie, diversi amici.
Il cerchio nella sua testa
veniva sorretto, dalle sue mani.

Navi che viaggiavano parallele
al senso della vita.
Rispetto per il freddo
che terminava cuori solitari.

Rispetto all' informazione raccolta recentemente,
cogliendo bicchieri vuoti tra la gente
Infanzie di immagini inequivocabilmente irrequiete
Ti ho guardato quell'occhio, fisso, costante.

Quello che è arrivato al vero, al falso
E' perenne incomprensione se cerchiamo di
scavare, svangare, smontare, assicurare
indegno nel mondo nostro e sperato vacuo.