Di depressioni sparse, di sconforto cosparse.

Era una giornata come le altre:
che è una giornata diversa
né arte, né parte,
né posto fisso,
nemmeno lo cerco
io sì me ne infischio,
cambio, ma cresco
o almeno cerco,
tra uno sconforto,
uno sconcerto,
Il mio concerto dentro
è esperto di sconvolgimento.

Ed è così: non ce n'era motivo,
la mattina ho cantato ed ero giulivo
la settimana guadagnato in modo pulito
dopo pranzo insegnato e poi schivo,
schivo le persone per strada
al fantasma il marasma non aggrada,
stavo curvo sgusciando tra i ciottoli
e le vie grigie che annaspano caldo cemento:
scansati.

Però scrivo:
però scrivo, ed ha senso
e compenso quello stato mentale
quell'abbruttimento immortale
quel vagare per strade già solcate
e sentirsi giudicato, sentirsi male
E non capire, non riuscire ad indagare

Però scrivo:
e non è niente male.

Sui 2 suicidi, con empatia.

Come faccio a essere empatico?

E invece critico, antipatico
Criptico, nell'animo
ma di fronte a una vicenda simile
vigile, statico: rigido,
perché non riesco a concepire,
questo modo di finire.
Anch'io, ci casco spesso:
caffettino, una pastina ed ecco,
pagine di giornale locale
a riempire il mio tempo nel locale.
Risalire all'ultima della serie
di cronache che sono meglio delle serie:
storie serie,
che diventano vicenda pubblica:
un duplice suicidio,
due sudicie curiosità
mi incolla, eccomi pubblico
divento spettatore attonito
e intontito, catatonico
esperimento fallito
di questo mondo tonto.
Mi dò un tono,
ma non è mai servito.
Pudore,
si dovrebbe avere,
a pubblicare.
E invece no.
Acritici, simpatici.
Simpatizza per finta,
il giornalista.

Come fate a essere empatici?

Tragedie confezionate,
giorno dopo giorno
così, per poco,
poi via di torno.

Gli hanno donato una vita
e per tutta risposta,
è stata buttata.
Magari è servita.

Senza il papà,
non si riusciva:
niente roba eclatante,
un tripudio di libertà.

Duemilaediciannove:
disporre di un corpo,
originalità: respirare gas,
fermare il proprio cuore,
lasciare uno scritto e ciao ciao.

Il diritto di morte,
un potere che c'era già
oggi diamo un nome a questo ciò:
eutanasia, di morire libertà.