"Eh, sarò stato impegnato con la laurea."

2016: anno gramo dal punto di vista bloggheristico.
Parco.. Parto. Ringrazio Brondi per la citazione del (certamente provvisorio come ogni volta) titolo, e se ne va in un'altra città, a 40 frattali. Solo che frattali era chilometri.
Così, posso interrogarmi sul senso di blog e come questo è cambiato nel tempo, ma cosa c'è da dire se non che sia mutato naturalmente attagliandosi alla necessità del tempo e mi è sempre disponibile come rimasuglio di spezzoni personali passati, fardelli in qualche modo affrontati?
E poi, secondo, ci sei tu.
Tu che poi siete diversi e mi stupisco chiedendomi se sia un giusto conteggio, anche certe giornate con folli centinaia di visualizzazioni: boh. L'importante è che comunque, ti esorto ad aprire un blog. Nel caso ci stessi ancora pensando, perché sì, è positivo. Io iniziai spronandomi a pubblicare dei brevi scritti che si potevano chiamare poesie, volendo. Avevo poi ricevuto dei plausi, anche se l'idea di scrivere era stata accantonata in favore nella musica. Poi, nel 2013, è stata epicamente ripresa.
Comunque anche se scrivo così, e faccio punti della situazione, para-sfogo, è positivo. Il successo di foto, video, contenuti multimediali condivisi in maniera ossessiva è che non abbiamo altrimenti modo di confrontarci facilmente col passato. I ricordi sono palesemente fallaci e, per quanto mi riguarda, soppressi da un pensiero qui ora molto improntato al futuro. Io analizzo, immagino, costruisco mentalmente molto, ogni giorno. Mi faccio i filmoni, anche, in pochi minuti. E' più forte di me e questo può ledere le aspettative, certo. Ho pensato che forse è questo che contrasta la mia memoria del passato che fa acqua da tutte le parti.
Così, in fondo questo scrivere sinceristico. Stavo dicendo che parto, sì, e come sempre tra rancori. Eeebasta. Sì, me lo dico da solo, io che devo drammatizzare, esagerare, ma porca miseria.. Arrivo a fare i conti e sentirmi così solo e privo di amici. E' che le persone generalmente si devono fissare con me. Non riesco ad essere superficiale, ma non riesco neanche ad essere leggero e tranquillo a comando, non riesco a non essere tormentato, ad accontentarmi, a non spingere il rapporto nel profondo e forse bruciando le tappe, spaventando, allontanando continuamente, questo diventa sfibrante ed il pugno di mosche che mi ritrovo è sufficiente ad inizializzare un'insettosa cologna. Davvero, ci sono aspetti fallimentari che conosco da tempo immemore, eppure non riesco a sottrarmene. Forse provo piacere nella catastrofe: buona materia per psicoanalisti. Alla fin fine forse ricerco l'emozione, pur essa negativa, aborro la noia e non posso permettermi dosi troppo sconsiderate per i miei standard di scialbezza. Il che può significare un segnale piatto di pochi minuti.
Insomma, mi spiego suppongo: so come non va, non c'ho pazienza, non vedo chi abbia il tempo, seleziono avanzando come un bulldozer. Pessima tattica ma i piani sono stati consegnati ed il generale non torna indietro, alea iacta est.
Vabbuè, me ne termino co ste figate e me ne vado qui. Grazie per essere lì e leggermi. Chiunque sia tu, ignudo, savio, polvere torneremo, cosa vale un'esperienza se non per te?