Eppure presto scoperemo con le macchine. (non titolo)

Tutto ciò è ridicolo; anzi, no, è la normalità.
Inizio a scrivere questo e già mi sembrano parole stantie, e già mi sento e stanco, e anzi forse è l'ora, e anzi forse allora come adesso sapevo, non mi posso rassegnare, non adesso; lasciamo stare.
Vedo altri passi indietro, nei nostri passi avanti.
Il futuro è la tecnologia, e già adesso siamo limitati.
Limiti, sempre a pensare ai limiti.
Qual era lo scopo originario, del progresso - se non superare i limiti?
Creiamo fosse per l'adeguatezza con le nostre stesse macchine.
E' come, adesso, c'è bisogno di bilanciamento.
E invece da una parte assurdi tecnomani ma neanche,
semplici persone sommerse da macchine e distacco,
da neanche vedo che cosa sta vivendo.
Ma anche gli altri non saranno fanatici?
Quelli dello spirito e la natura,
dell'energia che coinvolge mondi ed universo -
e poi li ascolti, lo sai, sembrano un po' persi
Forse più sereni e illuminati alcuni, ma...
In medio stat virtus, dove stiamo noi?

E sì, sembravano, sembrano, parole stantie.
Qualcuno là fuori.. No, non mi fare abbattere.
E' come se tutto seguisse un corso,
ci pensi, e ti affrange.

è colpa di qualche birra, dell'ora.
Tu, vai a dormire, non ci pensare.
Non sarà oggi, non sarà domani:
abbiamo tutti a cui pensare.
E perché dovrei costringere qualcuno
a guardare mari, palazzi?
E perché dovrei costringere qualcuno
a parlare di discorsi "alti"?

Era passata, tra le strade, altra riflessione.
Cogliamo sempre tanto ma non consapevolmente sempre scegliamo.
Sorpassiamo luoghi, salutiamo persone
Sorrisi tra le tante passeggiate.
Futilità che si accumulano sopra cumuli di convenzione.
Sempre il punto, la sensazione, sfugge...
Dettagli che scivolano tra le mani semi imprendibili.
Ho designato piani vani per umani intoccabili,
tra pieghe della mia mente a mani conserte,
tra piaghe di immani deliranti idee con su erte
scoperte di inevitabile cinismo dell'umano aperto.