Il secolo che si accende, e un umano se si spegne



Antri casalinghi,
soporiferi e reiterati
spazi di routine quotidiana.

Tecnologie inaffidabili,
mail pregne di arido consiglio,
il veritiero è limitato.

LOGORO.

Logoro col mio pc che si spegne,
logoro col mio pc che si accende,
e con sentimenti di immobilità.

Invadono la mia mente
tra le follie di vibrazioni
di dispositivi elettronici
mortali pure ma morti.

Sto per essere inquietato
da questa ansia passeggera,
risvolto inquietante a cui
non bisogna dare attenzione.

Mentre il mondo viaggia, continuo
E noi ci stendiamo inermi sui nostri divani
In un profondo sospiro in cui non vogliamo,
stavolta, non pretendiamo ATTENZIONE.

Fatemi treno.


E' tempo della partenza.
Impacchettare le cose,
ritrovarsi sommersi di ricordi
incastrati.
Ho raccolto molte cose.
Immagino di dover rinunciare,
immagino di dover serbare
io, il ricordo.

Tornare al limbo del treno.
Quando si ferma,
in mezzo tra due stazioni
Non prosegui, e indietro non ci torni.
Il treno.
E' in viaggio ma,
se si ferma,
su quei binari ci rimane.
Rimane e prima o poi prosegue,
prima o poi ripartirà,
ma l'umano?
L'umano ha l'ansia che lo depreda,
vuole la velocità per arrivare a destinazione,
distrazione lo perpetua nel suo viaggio.
Ne starà godendo?
Chissà.
Dalle facce in cui ci navighi
Nelle facce talvolta affogo.
Ma mi arrogo, il diritto,
di non giudicare.

E' tempo della partenza.
Si sblocca la stasi,
lancette che scorrono
La storia,
ancora da scrivere.

Condensati

Condensati come aliti in giornate invernali,
guardiamo noi stessi attraverso i riflessi dell'altro.
Una storia io, una storia tu,
mentre i giorni si fanno sempre più caduchi.
Altre foglie cadute al vento,
dico, conscio del mio ritorno
imminente, ed intorno,
ancora conosco nuova gente.
Ho esplorato gli ambienti che ho incontrato,
più di uno è rimasto affascinato,
ma ancora tanti, niente,
ed ancora conosco nuova gente.
Risparmiandoci parole fragili,
ci accommiatiamo..
Riprendendoci con occhi docili,
ci perdoniamo?..

Ripensando con malinconia,
a un abbraccio insperato
Quando vuoi per ognuno la felicità
ma non sai che darti pena, per chi non l'avrà.

Il carpe diem rivisitato



Abbracciando monologhi storici,
distorcendo spiragli di vita
che possono fuorientrare nella nostre esistenze,
ci lasciamo ispirare.

Il tempo corre,
ed è solo riproduzione del nostro pensiero.
Abbiamo vite, tutti
Sogni, qualcuno
Volontà, diffusa nel tutto.

Se sperando possiamo essere ottimisti,
è solo creando che potremo essere realisti.
Abbiamo corpi, idee
Un intorno continuamente che sta cambiando
Solo evoluzionando noi stessi,
corriamo.

Perché altrimenti il mero tragitto alla fine
sarà una laconica passeggiata,
Perché altrimenti ci sveglieremo un giorno,
e "dov'è andata?",
ci chiederemo.
Soffriremo di giorno in giorno
una mancanza a cui rassegnarci,
Ripenseremo inutilmente alla volta,
in cui avremmo avuto i mezzi.

Il rimpianto.
La peggiore sensazione che un uomo possa provare,
il peggior modo di guardare indietro e contemplare
Non ti rassegnare, vivi.
Non ti compatire, esprimi.
Non guardare a qualcosa che non approvi senza essere critico,
abbandona nella critica i sentimenti di insoddisfazione.
Vivi, esplora.
Non pensare che non ci siano altri nella stessa situazione,
la paura, abbandona.

Caronte danza sul fiume del cambiamento



Autoproclamazione eccessiva.
Ho lasciato troppo silenzio qui,
procrastinando una pubblicazione,
voglio che d'ore in poi tra di noi
ci sia più comunicazione.

Ho sentito il tuo respiro sul mio petto.
Ho visto l'esagerazione degli spiragli del vento,
l'incomunicabilità di due vite a separazione,
Ho visto me, diretto, e te, regresso.

Ho da dire ogni giorni, forse ora non mi concentro
Ma devo dire che mi evolvo.
Rivolgo a te che, possibilmente, leggi
ed evolvi i tuoi penseri: cambia,

Siamo consci sempre dell'importanza,
eppure non ci lasciamo nella vaga danza
Non proseguiamo in rotte caballere,
non approfittiamo di rompere la creanza.

Ti ho visto, una volta
Ho sentito la tua voce,
coperta da un angolo
Esplorarlo, odora.

Rispecchia un angolo del cielo
che ti aveva tanto colpito,
dallo specchio inspira aria
di animi, vite, virtù.

Sarai più completo di un masso,
di una mole abbandonata
Perché te stesso, stavolta,
avrai imparato a curare.

Come sempre.

Ci sono notti che portano consiglio,
notti che portano pensiero, riflessione.
La notte è magica, si sa.

Questa notte mi sento fragile.
Del resto è una possibilità:
lasciarsi andare la notte alla propria fragilità.

Restare soli e non sapere bene cosa fare,
avere fittiziamente tempo e lasciarlo dilatare..
La notte è un campo in cui i pensieri scorrono.

Scorrono liberi dalle pressioni del giorno,
dall'agire e da tutti gli impegni che abbiamo intorno.
La notte può lasciarti solo con te stesso.

C'è un modo semplice per lasciarli andare:
è dormire. Ma certe notti non sai dove va a finire,
il sonno, e devi trovarti qualcosa da fare.

La scelta, anche qui, è vasta
ma non infinita. Scegliamo tra una catasta
di diversivi in una limitata vita.

Ci imponiamo strade da seguire,
che dimentichiamo, giorno dopo giorno,
tra le ovvietà o le persone che abbiamo intorno.

Perché non possiamo restare soli per sempre,
come la notte non può durare quanto bramiamo
Ed i ritmi scanditi dovremo lasciare susseguire.
Come sempre.

Requiem dello studente, notturno


La sua stanza illuminata a giorno,
nei paraggi fondi di caffè.
Se carta canta, lo schermo balla
del pc che è sua compagna.

Il tempo è relativo, per lo studente
scandito dagli esami, ma lui che sia qua o là
ne parlerà come sa, reticente,
con un'indole che mai supererà.

Perché se sia ligio o cazzeggiatore, lo studente,
è un dato di fatto, molto eloquente.
Sonno, festa e studio a vario beneficio
un triangolo del cui lato deve fare sacrificio.

C'è uno spauracchio, perenne.
Rimane sempre appoialato lì, indenne:
che da notturno, diventi requiem lo studente,
quando l'impressione è non aver concluso niente.

Le vie traviate



La via ha piaceri e le sue pecche.
Le chiese hanno piaceri e pecche.
Mi piace scorrere immergendomi nella via.
Mi piace osservare le chiese dall'esterno.

Una persona ed una cultura diversa.
Giudicare un posto senza esserci entrati.
Intossicare se stessi ma non sentirsi amati.
Una uscita che sia un'altra serata persa.

Perdendo di vista il proprio obiettivo,
una notte che tarda a divenire alba
Quando sarà schiarita, troppo tardi
Il tempo scorre.. Dipende.. Si calma.

Non ho conseguito a trovarla, la mia dimensione.
Ho cercato troppo, ho dimenticato la passione.
Facendo così sono uscito allo scoperto, inerte
Despierto al amanecer que siga a mi suerte.

Che cos'è la vendetta?



Non dovremmo mai prenderla sul personale.
Quindi, non prendiamocela con quegli scarafaggi
che infestano qualche pavimento,
ricordiamoci i nostri tatuaggi.

La vendetta è una nostra soddisfazione,
presa, o almeno sentita tale
Un qualcosa che risponde all'offesa
al sentimento oscuro che ci assale.

E' una rivincita premeditata,
il piatto consumato freddo,
freddo e con pazienza di aspettare
che il nostro gesto consegua conseguenza.


Se hai aspettato molto,
e hai seguitato a soffrire
Dovresti ricercare lo sfogo
e lasciarlo il dispiacere, a lenire.

Questo sarà il sogno che io regalo



Ciao, ti regalerò un sogno.
Ora mi dimenticherai...


Ti osserverò mentre ascolti di nuovo quella canzone.
Sei solo un'immagine nella mia mente.
Io suono.
Spegni i computer,
dimentica la fine dell'anno.
Che bello fare colazione insieme?
E capirci in tante lingue
con una persone non ne basta una.

Una volta esploravo di più concetti,
forse.
Adesso vi sto fissando nel vuoto,
ancora.
Che vanità ha scopo nella propria
inadempienza?

Sei stato ancora criptico, Sam.
Sei stato ancora critico,          .
Sei stato ancora folle,             .
Sei stato ancora                      
.

Avrei cercato, forse, un vacuo

Come se fossero sintonizzati su diverse frequenze,
diverse cerchie, diversi amici.
Il cerchio nella sua testa
veniva sorretto, dalle sue mani.

Navi che viaggiavano parallele
al senso della vita.
Rispetto per il freddo
che terminava cuori solitari.

Rispetto all' informazione raccolta recentemente,
cogliendo bicchieri vuoti tra la gente
Infanzie di immagini inequivocabilmente irrequiete
Ti ho guardato quell'occhio, fisso, costante.

Quello che è arrivato al vero, al falso
E' perenne incomprensione se cerchiamo di
scavare, svangare, smontare, assicurare
indegno nel mondo nostro e sperato vacuo.