Scrivere è una cosa bellissima.
Ti permette l'introspezione
è uno sfogo
è una maniera di riordinare i pensieri
E questi alcuni, togliendoci dall'ambito creativo, artistico.
Le prime volte che scrissi qualcosa in un diario avevo 13 anni, tipo-
ero molto discontinuo. Praticamente ogni cosa che scrivevo cominciava con:
caro diario, ehi! E' passato così tanto tempo!
Poi, a un certo punto, qualche anno dopo..
La roba ha cominciato ad essere più regolare.
Ho creato un interlocutore: me stesso, e continuava ad esserci, mi dava un conforto ed una sicurezza.
Ogni tanto potevo rileggere gli scritti per ritrovare chi? Una persona sconosciuta, strana e spesso sbeffeggiata, che rappresentava me stesso.
Ma il me stesso del passato: morto.
Diverso, perché gli istanti che lasciamo alle spalle riguardano una persona che è noi fisicamente, soltanto, perché per il resto è una persona diverse nelle esperienze, quindi nelle idee, e solitamente negli stati d'animo e nei bisogni immediati.
Ci sono poi stati periodi in cui scrivevo ogni giorno ed anche più volte,
è una docile dipendenza.
E quando ho passato più di una settimana in un eco-centro croato in cui tutti parlavano lingue che non capivo, scrivere nel diario è stata una necessità.
A un certo punto, ho cominciato a riferirmi a una ragazza per cui nutrivo una certa simpatia all'epoca..
Ero volutamente isolato, senza un cellulare funzionante
Ed avere un interlocutore, qualcuno che ricevesse, anche se per finta.. Aiutava.
Adesso, in Lettonia
passando ore senza poter realmente parlare con qualcuno
Perdendo la voglia di interagire per disinteresse nelle persone
scrivere, ritrovare me stesso
si è ripalesata panacea del tempo che scorro,
meraviglia