Una sera come un'altra, ma qui.

La cosa è: non sei triste, ma quasi.
La cosa è: l'atmosfera è vagamente triste, ma tu non ti lasci intimorire. Può essere la frescura della pioggia che i copertoni spostano sull'asfalto. La fanno scivolare con un suono morbido.
La musica si è fermata. La faccio ripartire, ora. E' anche quello che fa influire, l'andazzo.
Cerchi di evitare di considerare la merda che hanno in testa le altre persone.
E' una buona questione da affrontare. Dico, quella della merda nella testa.
In genere ne parli con cattive impressioni. Uno non sta bene, voglio dire.. E' equiparato ai problemi, bamba, altra droga, non riuscire ad affrontare, paranoie, problematiche varie, di cui oltre cui-, questioni irrisolte, passato, futuro, qualsiasi cosa che non sia bestiame vin-vissendo nel presente, siamo qui non siamo soli, siamo imperterriti filosofi, eccettera.
Ecco, tutto non questo.
E tornando a quello, la merda della testa non sarà poi così male. L'avrà pensato più o meno ogni scrittore / artista come si dice ma anche pensatore, introspezionista, essere che cerca oltre l'apparenza. Se ti trovi in quella condizione, stai pensando, hai pensato, hai elaborato, hai variato dinamiche del presente avvenute in determinate condizioni, perché hai aggiunto il tuo soggettivo, il tuo vissuto la tua esperienza - hai aggiunto te.
Ed è quello il brivido.
E' quello esattamente brivido.
E sai reconditamente l'importanza, è antropologico - ma ci arrivi comunque, a pensare che sta meglio chi sta peggio. E' facile. Una fallacia umana. Ma, inevitabilmente, ti proietti nella condizione di codesto essere che non pensa, magari addirittura che è animale, dunque che abbraccia la natura originaria e gode, gode senza preoccuparsi molto, e soffre, soffre senza preoccuparti molto, e noi invece qui, tormentati, straziati, e che magari sentiamo di non prendere troppe soddisfazioni per buone, di non accontentarci mai, ed è come se la felicità ci scivolasse via.

E così, tanto. Alla fine dobbiamo rassegnarci, lo sappiamo! Ognuno è come è.
Ma è che forse, la figata finale, è quanto tentiamo di avvicinarci a quell'altra metà.