Up, il film. Attenziuone spooiler!

Era incantevole
col sogno di volare,
t'ha insegnato ad amare.
Ingannevole il pensiero
di rendere un sogno vero.
Negli anni coltiviamo
orti densi di verdure,
ogni tanto le paure
sotto forma di gramigna
lo invadono.
Implodono come palloncini
che sorreggono la dimora
del nostro cuore.
Ma non è cosa, che vuol l'amore
ma nel pensiero e nell'idea,
si realizza.
Disprezza l'attaccamento
e idealizza ogni utilizzo,
sostituisce alle cose
le persone.

Ogni giorno che passa è un giorno in cui la vita ci assorbe e può distoglierci dai sogni, ma non è mai troppo tardi per realizzarli.

Questa è una frase che riassume bene lo spirito di Up, ma non sufficiente a esplicare la serie di argomenti affrontati del corso del film. Detto così, infatti, ci sembra di avere un classico: la storia e il percorso del buono che continua a credere nei propri sogni, sconfigge il cattivo, infine cresce e vissero tutti felici e contenti.
Bè, da un certo punto è pure così, e questo è fantastico. Fantastico perché una favola semplice come questa può ancora emozionare. D'altra parte invece, incompleto;vi spiegherò perché.
Il primo quarto d'ora è piuttosto commovente. S'impara come l'amore può essere bello e semplice, in meno di cinque minuti viene riassunta la storia di due vite, il percorso di una coppia felicissima che fallisce nell'essere famiglia completa per un mero problema fisico: insomma, lei non può avere bambini. L'accompagnamento musicale è semplicemente da brivido, credo di non essere stato l'unico col groppo in gola nelle fasi finali in cui invecchiano assieme e lei, infine, lascia il marito.
L'intenzione primaria di queste scene è di esprimere come il sogno di una vita sembra perdere d'importanza, sovrastato da questioni più necessarie e imprevedibili. Il sogno è una promessa strappata da una lei bambina a lui: costruire la propria casa sulle cascate - un posto senza età.
I due, inizialmente, soccombono all'illusione ricorrendo ad alcuni sotterfugi estetici per fingere di essere lì, quando, a loro malgrado, non è così. Negli anni riprendono in mano l'iniziativa istituendo un fondo apposito che viene regolarmente razziato per provvedere a varie mancanze dovute a incidenti che possono capitare a tutti. A quanti è successo di dover accantonare le proprie velleità per dover provvedere ai bisogni primari?
Dopo questa introduzione ci ritroviamo con un Benjamin vecchio, acciacato, e -giustamente- di mal umore. Prende in giro un giovane esploratore, che si ritroverà a suo malgrado in casa proprio per il pretesto fornitogli (era meglio essere diretto ed allontanarlo..qua c'è lo zampino del karma!), infine viene costretto a trasferirsi in una casa di riposo perché ferisce involontariamente un operaio per proteggere la propria cassetta della posta.
Ora, questo è un episodio meno trascurabile di quanto si possa credere. La cassetta della posta è un oggetto che la lega a lei, nel momento in cui ha paura per la sua incolumità perde il controllo. E' una forma di amore deviata, incontrollata(ma in fondo comprensibile), che lo porta a culminare nell'aggressività - ma su questo torneremo più avanti.
Ora, tanto per ricordare al disattento spettatore che si tratta pur sempre di un cartone animato, il protagonista riesce a far decollare la propria casa con qualche migliaio di palloncini, riuscendo a pilotarla come fosse un aeroplanino. Ma del resto, che diamine, le cose possono essere un pelino più facili almeno in un film di animazione?
Non voglio descrivere ulteriormente la trama, ma i punti di riflessione più interessanti a mio parere. Troviamo, dopo la coppia che non può completarsi, la famiglia spezzata: del padre del ragazzino non si capisce bene se ci sia o non ci sia, è forte il dubbio infine che sia morto o scappato tempo fa. La persona che si occupa di lui è un parente, probabilmente una zia(a un certo punto dice che la chiama per nome e non mamma), o il padre s'era risposato..chissà. E' però una situazione che riguarda tante famiglie, oggi. La cosa più toccante in questo frangente è quando il FIGLIO parla, coinvolto, dei momenti passati col padre. Benjamin gli fa notare che sono tutti stupidi, e lui gli risponde qualcosa tipo 'Io mi ricordo solo dei momenti stupidi'..E' così, quando si perde una persona, o non la si vede da un po', sono i momenti apparentemente più insignificanti che acquistano valore, perché formano un legame speciale tra le due persone - non c'è bisogno dell'avvenimento, per rendere un istante prezioso.

Un tema all'interno del film che riceve particolare attenzione poi è il cane, e il suo rapporto con l'uomo. Il fatto che abbiano la possibilità di parlare è naturalmente un incentivo a capire i meccanismi di questi animali: fedeli fino alla morte al padrone, passano dall'ostilità al 'vi vogliamo bene' quando il cattivo di turno definisce gli intrusi ospiti. Impazziscono al sentore di uno scoiattolo, scattano alla possibilità di un premio e si limitano a dire 'punta' per puntare indicando un elemento utile. Eccezionale.
La metafora più ingegnosa si ha verso la fine, quando il cane Doug, che si era ribellato e quindi viene riconosciuto come nemico, ribalta la situazione venendo riconosciuto come capo..semplicemente ridicolizzando il capo attuale, inserendogli il cono della vergogna(altra trovata geniale) e rendendo, inavvertitamente, il suo timbro vocale hilarious. Lo leggo in differenti maniera 1:basta vedere le persone in differenti maniere, per cambiarle da autoritevoli e spaventose a stupide e ridicole 2:le regole del branco vanno rispettate e chi sconfigge il capo
diventa il nuovo capo.
Il punto fondamentale di critica alla società coincide con la rinascita del protagonista. Egli, finora disperatamente attaccato al sogno della moglie defunta da realizzare, burbero e disinteressato al resto del mondo, cambia dal momento stesso che l'ha realizzato. E si rende conto che un sogno lascia un posto ad un altro, una volta che s'è raggiunto, e non dobbiamo dipenderne..Egli si libera degli oggetti che rappresentano il suo passato e il suo ingannevole legame con lei; si disfa di tutta quella zavorra per guardare al futuro. Ed è proprio così che si illumina; comincia ad amare veramente, a volersi prendere cura di ciò che lo circonda; arriva ad abbandonare, infine, la casa che con tanta fatica ha portato lì, la rappresentazione di un sogno: ma solo fittizia, perché quel sogno s'è realizzato e deve separarsi da un bene fisico se vuole proseguire.
Insomma un attacco ai beni materiali spesso futili che invadono le nostre vite (e quelle dei BAMBINI fin da subito) e ci distolgono da ogni visione ideale

Nel viaggio

Cabine affollate,
corpi ammassati in improbabili posizioni
di riposo.
Vibranti e quasi attenti,
mentre il mondo si muove
o è solo quel mezzo, che li porta
altrove.
piccole mosse al buio
e leggeri movimenti
di pelli a contatto tra loro,
inermi nella fusione
dei miti intenti.

Era come un vuoto...

Era come un vuoto, che mi lasciava interdetto.
Anche quell'esperienza era finita;meditavo incerto sulle cause di quella specie di frustrazione. Voleva dire sentirmi eccessivamente legato a quelle persone, e sentirne la mancanza?No, impossibile. Casomai un attaccamento infantile come al seno della madre, pensai, la necessità puerile di avere e quindi l'insoddisfazione che subentra quando dall'oggetto ci separiamo.
D'un tratto, il cambiamento. Vagavo lentamente di ritorno verso casa, macchine e persone sfrecciavano attorno a me. Frenesia, vita. Mi accorsi di essere tranquillo, e privo di qualsiasi passione.
Non avere una meta e desideri precisi sul da farsi mi spaventò, innanzitutto; ma poi, ecco!ho trasformato l'assenza in valenza.
In pace coi sensi, con me stesso, mi pareva d'essere. Mossi da aspirazioni ambiamo a diversi traguardi e questo suscita sempre un certo turbamento, almeno potenziale, per così dire. Invece allora, in qualche modo inspiegabile, me n'ero liberato. Allora mi sono sentito benissimo, ho sorriso, mentre i passi mi avvicinavano inesorabilmente a casa...
Ora già bramo, scrivo;ne è la riprova. Altrimenti, che cosa ci starei a fare? Non posso ancora vivere libero da angosce e turbamenti come da passioni e sentimenti: non ora.