Vivere di espedienti

Arrampicatomi alla finestra
la pioggia che era diluvio cessa
guardo giù, non vedo niente
di domenica, poca gente
e il grigiore conosciuto
di un paese rimasto muto
troppe volte a guardare
le proprie aiuole calpestate.

Sento un suono, una risata
tra i motori, tra la musica
che metto
io che vivo di espedienti
io che non mi comprometto

Domani osanniamo la pace
ricordando quando c'era la guerra
di diritti private le genti
con diversa provenienza
C'è sempre di peggio, pensi:
potrei stare in Cina, in Africa,
in Corea settentrionale
a lavorare in fabbrica, combattere,
vivere il Truman show
in scala nazionale.

Ma non si apprezza mai nulla
finché non s'è perduto
dicono così, ma io l'ho provato
ed è stato bello quando
l'ho riguadagnato
è stato bello
com'è bello piantare
il seme di un baccello
e vederlo crescere
con le proprie forze
ed è quello di un miracolo
a cui hai preso parte
sederti comodo,
assistere allo spettacolo
svelare le proprie carte.

L'alba

L'alba dei vecchi
che non hanno tempo per dormire
che il sole mangia le ore, dicono
L'alba dei giovani
che ancora non hanno rincasato
dormiremo quando saremo morti
L'alba del corridore sgraziato
corre sull'asfalto della sua città vuota
L'alba delle poche macchine
e della signorina,
affannata anche ora,
per andare al lavoro
E il suo dito scorrerà
su quello schermo ancora
Cellulare, tu che sei intelligente
Il mio compagno diligente,
solo a te voglio dire per sempre
L'alba degli operatori
che girano con la camionetta
A ripulire ciò che qualche persona getta

Ed è silenzio, ma non più
Tra i mezzi sfreccia una moto, un bus
che fa casino, spezza il vuoto
Motori che ci abituano al caos
Ci allontanano da zen, che ricerchiamo altrove
con i corsi, nelle palestre
nel corso di una vita frenetica.

L'alba dove il festaiolo e il mattiniero
si incontrano
l'uno barcolla verso casa
non si ricorda come si chiama
L'alba di chi sporca
e di chi pulisce
L'alba delle targhe che commemorano
con le parole su palazzi splendidi
che, finalmente,
liberati dalla morsa del traffico e smog
si lasciano ammirare liberamente.
Ma chi avrà il coraggio di guardarli,
di spezzare l'incantesimo delle vetrine
da preferire nel tran tran
della schiavitù moderna
Prostrarsi dinnanzi alla bellezza
di una città "eterna"
non è semplice
Quando tutto il resto
odora di finto.
L'alba del poeta senza nome,
che magari di giorno
è un operaio magrebino
quello che non cagheresti di striscio
che non guardi mai, da vicino.
L'alba dei passeggiatori di cani: immancabili.
Ringraziamo il ssignore
che ha concesso loro una scusa
per perdersi nelle ore
godersi momenti altrimenti evitabili
di innegabile spensieratezza.

All'alba posso stare in pace,
ma c'è sempre qualcuno
l'alba che io osservo
ma mi sento osservato
che se non è nuovo inizio
non è nemmeno mai la fine
L'alba sveglia al principio,
l'alba finisce senza confine