Il confronto tra le età, gli spazi, la vita e l'elevatore che porta al cielo di vaniglia

Sistematicamente ti ho ricercato,
tra gli intrinseci spazi che noi abbiamo creato
E quindi la teoria del piacere ha ancora dominato, sai
sono rimasto rincasato alla mia tavola tra ascolti lo-fi.

Accelerando il processo, ed evitando di processarmi
per quest'ultima rinuncia alle compagnie,
quest'ennesima vittoria della misantropia,
una rivincita, un ritorno al piano zero.

Sale l'ascensore, rapido.
Riflessi di luci tra i vetri.
Di fronte a te un bambino:
ti mira silente,
testa piegata in alto.
Non dice niente -
non sai se sia cosciente.
Vi guardate e sapete
che non vi fermerete
allo stesso piano.


Piano tra le luci della città,
addensato vespertino,
c'è solo il fracasso.
Comincio a rallentare,
appena uscito dalla metrò.
Inseguo sguardi,
mi vedono persone
Mi cerca di vendere
un biglietto, speranzoso.
Qualcuno raccoglie una
inesistente provocazione.

Non faccio molto per non apparire strano,
ma è strano il mondo che appare di fronte a me.
Tutta la fretta, sovente mi secca
ed è allora che imparo a staccare un interruttore.
Mi fermo, mi distanzio nel mio mondo interiore..

Frammenti di spazio mancato, di vita vissuta.
Come pezzi di cera staccati e vagabondi.
Non li farai bruciare, se non con la miccia giusta.
Ogni tanto riappaiono ardenti, ma come.. Sogno?