IPER

Non c'è una via di uscita
da un delirio quotidiano
nel polmone grigio
dal naturalizzato fastidio
E' il labirinto urbano.
oggi sì, dai: ci provo
Vado a fare compere,
chissà che cosa trovo
nel solo luogo funzionale,
funzionante, iper-globale.
Radicato nel tessuto,
affiliato col risparmio.

"andemo dai cinesi"
si dice qua, in città
Andremmo altrove, anche
dalle commesse italiane
stanche
Ma il portafoglio
viene prima,
importa più,
è al primo posto.

e invece loro,
chissenefrega
di un sacchetto
col logo,
in luogo della propaganda
che tanto è popolare
nella Repubblica,
che non ne ha tante di banane
Più riso nel piatto,
mica sul viso
e c'è qualcuno
che parla d'invasione
con in bocca
l'africano terrore.

Così entro, e saluto
l'altro, muto
ma entro, e mi addentro
uno spettro non contento.
e mi muovo in spazi angusti
ricolmi, a incastri
alla faccia dello spazio:
Ha la faccia del disagio.
ogni mossa è un rischio
vado avanti, me ne infischio
altra cosa è quando chiedo
un consiglio, ma ricevo
verbi bruschi, apatia
ma magari esagero, è colpa mia?
Cosa pretendevo, poi
in questo tempio del risparmio?
e cosa vuoi che sia, un poco,
risparmiar di cortesia?

Scelto tutto,
son contento
non lo vedo
questo scempio
non ci vedo l'invasione
noi scegliamo, nel tempo
di premiare il risparmio
rinunciando a tutto il resto.

E io che sogno conversazioni tranquille
con negozianti bendisposti
Luoghi tranquilli, elucubrazioni
respiri profondi e cuori meno soli.
Come sono anacronistico,
anticapitalistico,
anarchicamente idiota pleonastico,
altisonante chiacchieratore
e se mi andrà bene, mi daranno
del romantico pensatore.